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Silvia Cucurnia e l'arteterapia in Spazio 3R

Abbiamo incontrato Silvia, nostra socia, che ci accompagna in quest'intervista nel mondo dell'arteterapia ambito in cui si è specializzata.


Raccontaci di te e di come nasce la tua formazione da arteterapista


Dopo una prima formazione artistica, mi sono dedicata allo studio delle Scienze dell’Educazione all’Università degli Studi di Firenze, per poi iniziare il mio percorso professionale come educatrice, nel quale però non ho mai smesso di ricorrere all’arte e alla creatività. Ho dunque deciso di far incontrare questi due percorsi frequentando il biennio specialistico in Teoria e Pratica della Terapeutica Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, che mi ha permesso di unire il lavoro come educatrice a quello di Artista Terapista, esperienza che mi ha permesso di comprendere e sperimentare come, la possibilità di accompagnare la persona nell’espressione del proprio potenziale creativo, possa costituire un prezioso contributo al suo sviluppo e alla sua crescita.

 

Cosa significa per te fare arteterapia?


La pratica dell’arte terapeutica è un viaggio insieme all’altro attraverso la materia ed il colore, che gli permette di dare forma alla sua interiorità, rendendola visibile e concreta, in uno spazio in cui il gesto creativo diventa trasformativo. Nel gruppo si ha inoltre la possibilità di unire questo gesto personale a quello collettivo, in un processo creativo che diventa comunicazione con gli altri attraverso il “fare insieme”.

 

Come hai incontrato Spazio 3R e cosa ti ha portato a diventare socia?


Ho conosciuto Spazio 3R quando era ancora un progetto di Associazione IRENE e sono rimasta piacevolmente colpita dalle loro iniziative. Ho scelto di diventare socia perché ritengo che l’associazione rispecchi i valori e le modalità che caratterizzano il mio lavoro ed ho quindi pensato che potesse esserci un ricco scambio di esperienze ed una unione costruttiva di competenze.




Raccontaci dell’esperienza vissuta con i laboratorio di terapeutica artistica in laboratorio

All’interno di Spazio 3R è stato possibile effettuare percorsi in cui le competenze apprese dalle partecipanti con l’esperienza in sartoria, sono state applicate liberamente in un nuovo dialogo con i materiali tessili. Ogni donna ha creato una o più pagine in cui si è raccontata senza parole, che sono state unite in un libro che narra ora la “storia” di questo incontro. È stato estremamente interessante osservare come ognuna di loro ha utilizzato tessuti e nastri, fili e bottoni, creando intrecci e forme tridimensionali, ricami, disegni su stoffa, piccoli contenitori e tendine segrete che nascondevano immagini preziose. Ogni pagina è un piccolo universo intimo, accessibile all’altro attraverso un ascolto che va oltre l’udito e la razionalità, attraverso una lettura che va oltre le parole.

 

Qual è secondo te il futuro dell’arteterapia?


Il mio augurio e speranza è che le persone in ogni ambito si aprano sempre di più all’opportunità offerta dalle arti terapie, che è quella di dare voce ad una parte di noi che fa fatica ad essere espressa, è quella dello sviluppo di un potenziale creativo che può intervenire a migliorare la qualità della vita, è la sperimentazione di diverse forme di comunicazione, è la fondamentale espressione della fisicità in un periodo storico sempre più caratterizzato dall’utilizzo di strumenti digitali.

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