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Immagine del redattoreSpazio 3R

UPCYCLING IN ACTION, un pomeriggio di workshop a BASE Milano

Aggiornamento: 24 mar 2022

Non c’è cosa più bella di condividere con gli altri la propria passione. Nasce così il desiderio di aprirci alla città e offrire alla cittadinanza delle occasioni per avvicinarsi al mondo della moda sostenibile. Questa è la storia che ci porta al workshop UPCYCLING IN ACTION del prossimo 9 aprile.

Un pomeriggio a BASE Milano con la collaborazione delle Brigate Volontarie per l’Emergenza per “mettere le mani in pasta” e fare up-cycling, ridando una nuova possibilità a capi donati che non hanno avuto una seconda vita. Abbiamo chiesto alla nostra Cora, che guiderà l’incontro occupandosi da sempre di questo tema, di spiegarci cos’è l’up-cycling e come è nato questo evento.



Spiegaci come si traduce Up-cycling in italiano…


Si potrebbe tradurre come “riciclo creativo che genera un valore aggiunto”.

E' diverso dal riciclo perché il concetto di riciclo parte dall'idea di rigenerare una materia prima, normalmente di minore qualità, da cui ripartire con un nuovo processo produttivo. Nel caso dell'Up-cycling invece, si riutilizzano (interamente o in parte) i componenti così come sono, riassembrandoli in modo creativo per creare un oggetto con funzioni diverse dall'originale. Spesso l'oggetto originale rimane facilmente riconoscibile pur avendo cambiato funzione.

Questo termine nasce dal mondo del design e dell'arredamento ma è stato ben presto applicato anche alla moda dove ha assunto caratteri a volte anche molto differenti.

 

Cosa significa fare Up-cycling nella moda?


Nel mondo della moda e del tessile questo concetto si è declinato in diversi modi.

C'è una prima forma di Up-cycling, che si potrebbe chiamare anche “Refashioning”, che consiste nell'apportare modifiche a un capo, magari datato nei volumi o nei dettagli, per renderlo più contemporaneo, pur senza stravolgerlo. È il caso di chi possieda una vecchia giacca, magari fuori misura ma con un bel tessuto non ancora rovinato, che decida di “rimetterla a modello” e cambiarne decorazioni e dettagli.

C'è poi l'Up-cycling vero e proprio, dove si trasforma completamente un capo per generarne uno completamente diverso. Per esempio, una camicia da uomo che diventa una gonna femminile o una coperta vintage che si trasforma in un cappotto. Sono possibili anche combinazioni di due o più capi tra loro, fino al ben noto “patchwork” dove si assemblano i più piccoli pezzi di tessuto. Questa tipologia di Up-cycling può essere realizzata a partire da capi usati, vintage o di seconda mano, oppure da capi perfettamente nuovi. Purtroppo, infatti, nella moda non è così raro che, per diversi motivi, grandi quantità di capi invenduti vengano destinati allo smaltimento.

Vi è infine una terza tipologia che parte dal recupero di interi rotoli di tessuti nuovi, anch'essi altrimenti destinati allo smaltimento, magari perché fallati o scartati dai grandi brand.

 

Quando hai iniziato a praticare Up-cycling? Continui a farlo?


Durante gli studi di moda mi interessai e studiai a fondo il tema dello spreco nel sistema moda; ero anche molto affascinata da questo tipo di processo creativo, tanto da dedicargli il mio progetto di diploma dove investigai come artisti e designer africani ne facessero la loro identità artistica.

Finiti gli studi, iniziai a realizzare progetti di Up-cycling per diverse clienti e anche in collaborazione con alcuni negozi, oltre a offrire corsi e Workshop per praticare in gruppo.

Nel 2015 ho partecipato al concorso di moda sostenibile Redress Design Award, vincendo il secondo premio con una capsule collection interamente realizzata a partire da abiti da sposa di seconda mano e tessuti vintage recuperati dai corredi di matrimonio, con la quale ho sfilato alla Hong Kong Fashion Week nel gennaio del 2016.

In seguito, ho iniziato a creare le mie collezioni per le quali ho scelto di lavorare con tessuti naturali sostenibili come canapa, lino, cotone organico... l'Up-cycling è passato un po' in secondo piano ma non ho mai smesso del tutto. Infatti, ancora oggi all'interno delle mie collezioni c'è sempre una capsule di pezzi unici realizzati con tessuti vintage.

Inoltre, l'Up-cycling continua a essere al centro delle mie attività in Spazio 3R, dove come è noto lavoriamo solo con tessuti e materiali di recupero. In quanto cofondatrice di Spazio 3R e designer della sua linea di abbigliamento e accessori, mi trovo costantemente circondata di materiali oggetto di donazione e mi sforzo di creare collezioni interessanti e coerenti con ciò che abbiamo a disposizione: è un lavoro molto stimolante e divertente.

 

Parlaci della collaborazione con Brigate Volontarie per il Workshop di Upcycling.


Come Spazio 3R abbiamo deciso di fare un passo fuori dal laboratorio e creare un evento di formazione aperto al pubblico. Ovviamente incentrato sul recupero e sul Riuso, dal momento che questa è una delle nostre tre R.

Per fare questo abbiamo non poteva esserci luogo migliore di BASE Milano, con cui abbiamo già collaborato in passato. I loro spazi infatti sono sempre generativi, nascono da un processo di rigenerazione e creano relazioni e incontri. La collaborazione con Brigate Volontarie per l'Emergenza è nata un po' per caso proprio grazie anche al team di BASE Milano ma non poteva essere più azzeccata. Sono stati loro a proporci di mettere a disposizione del Workshop una selezione di capi di seconda mano, oggetto di donazione e che non hanno ancora trovato una seconda vita. Il materiale da loro raccolto infatti è molto abbondante e non tutto trova facilmente un nuovo proprietario.

 

Cosa succederà al workshop?


Andremo a modificare e reinterpretare alcuni di questi pezzi insieme ai partecipanti del Workshop e non escludiamo che da questa esperienza possa nascere una collaborazione duratura nel tempo. Inoltre, la nostra idea e il nostro auspicio è che al Workshop partecipino anche alcuni beneficiari della loro realtà: a questo proposito riserveremo alcuni posti affinché chi lo desideri possa unirsi liberamente ed avere l'occasione di creare qualcosa di unico creato con le proprie mani!

Infatti, trovo bello il fatto di indossare dei capi che abbiano una storia, qualunque essa sia, ma è importante anche che ci rappresentino e che abbiano qualcosa di veramente “nostro”.

Il fatto che ci ricordino una persona in particolare, il negozietto dove l'abbiamo comprato o la persona che lo ha creato (quando non siamo stati proprio noi stessi), tutto ciò contribuisce a farci trattare i nostri vestiti con più cura e attenzione, facendoli durare più a lungo – che è poi il

segreto per ritornare ad avere un approccio più sostenibile e consapevole con l'atto di vestirci e con “la moda”.


Scopri qui il programma Vuoi avere ulteriori informazioni sul workshop? scrivici a info@spazio3r.org


Ti aspettiamo!








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